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mercoledì 31 luglio 2013

effetti collaterali. quando rimanere solo con me stesso è l'ultima e peggiore carta da giocare.

ascolto consigliato: details in the fabric (Jason Mraz ft. James Morrison)

Mi porto dentro questo post da qualche giorno, ho avuto bisogno di qualche tempo per elaborare la cascata emotiva che mi è piovuta addosso da quando sono tornato a casa.
Mi porto dentro la nostalgia di questo post da parecchi anni, mi è servito tutto questo tempo per arrivare a capire quello che, poi, mi è sembrato solo perfettamente banale.

Il privilegio che ha la Storia rispetto alla Cronaca è sicuramente di avere un punto di vista "a posteriori", quasi consolatorio.
Per analizzare il presente è necessario essere acuti.
Per analizzare il passato basta essere dei nostalgici pieni di rimpianti.
Ebbene, io appartengo alla seconda di queste categorie, quella categoria di persone che aspetta di proposito anni prima di analizzare a fondo il proprio vissuto per poi perderne il contatto al momento della resa dei conti. Io, persone del genere, le definisco vili, pavide.
Ecco, io sono fondamentalmente un vigliacco che ha maturato una tale abitudine al fallimento , una tale propensione alla delusione di me stesso e del mio prossimo da non farci più caso, se non dopo anni.
Appunto.
Ultimamente mi capita spesso di fermarmi a pensare come sarebbe andata a finire la mia storia se non avessi scelto come ho fatto.
Sarà per l'età che avanza, sarà perchè tutti i nodi presto o tardi vengono al pettine, sarà perchè ogni giorno la mia intolleranza aumenta in maniera geometrica piuttosto che lineare, mettetela come preferite ma questo è quanto.
Ferrara è diventata nel corso delle stagioni il centro focale del meglio e del peggio che si possa raccontare di questi trent'anni di vita. Un luogo allegorico in cui condensare i momenti più alti e più bassi, un grosso calderone in cui buttare tutto, mescolare e fare una media. L'ho detto subito, sono un vigliacco. Se avessi veramente le palle affronterei tutto questo con criterio, con la cura masochista tipica della categoria di persone abbastanza argute da fermarsi prima di fare 2 volte lo stesso errore. Io, invece, cerco solo di ripararmi dietro il punto di vista ovattato dal ricordo.
Ferrara ha visto anni della mia vita in cui ho bevuto da qualsiasi bottiglia.
Ferrara rideva quando alla fine del terzo round avevo una faccia che sembravo la Guernica.
Ferrara ha pianto il giorno in cui sono andato via in punta di piedi senza nemmeno salutare Sara.
Ferrara si è girata dall'altra parte quando me ne sono tornato a casa senza laurea e senza voglia di vivere.

Ferrara è ancora li dove l'ho lasciata, avvolta nella sua soffocante cappa di umidità.
Ferrara ha visto così tante facce da aver dimenticato la mia, io invece la ricordo anche troppo bene.

A Ferrara nessuno ricorda le risse del mercoledì, gli sguardi dell'ora di biochimica, i bigliettini passati di mano in mano all'ora di botanica. Io però ricordo ancora quel profumo delicato, quei capelli, quegli occhi, quei sussurri, quei sorrisi imbarazzati potenti come un stretta alla gola. asfissianti come l'afa di stanotte.

A Ferrara non c'è più nulla per me, solo un fitto deserto abitato dai fantasmi di tutte le scelte sbagliate, una palude di rimpianti dove affondare carico di tutte le parole che non ho mai avuto il coraggio di dire. Sono un vigliacco abituato a mollare la presa alla prima difficoltà, sono un fighetto superficiale a cui è importato più dell'opinione altrui che dell'amor proprio, sono uno di quei vagabondi ingobbiti dal proprio fardello di frustrazione, sono tutto tranne la persona che avrei voluto essere.
Avere vent'anni e la presunzione di vincere la partita senza nemmeno guardare le proprie carte equivale a fallire irrimediabilmente.
Avere vent'anni, essere presuntuosi e talmente arroganti da perseverare nei propri errori significa perdere la partita intera.
Capire tutto questo con anni di ritardo sfugge a qualsiasi definizione, anche alla più scurrile.
Se avessi le palle non proverei questo senso di autocommiserazione, questa pena, questa morsa al cuore.
Se avessi le palle ora potrei dirmi libero dalla schiavitù del rimorso, invece di trovare ancora consolazione fra le pagine di questo blog.
La verità è che non ho mai affrontato così intensamente tutto questo.
La verità è che provo una rabbia abissale per aver pagato il conto dieci anni dopo.
Qualcosa dovrà pur rimanermi una volta sgravato dal peso di interi anni buttati nel cesso.
Si chiama catarsi questa boccata di aria pulita ? Non so, ma forse me ne renderò conto domani. Oppure fra altri dieci anni.

... if it's a broken heart then face it...    

Addio Ferrara.

sabato 27 aprile 2013

Abnormal Crew e i sogni di rock'n'roll...





Guess who just got back today?
Those wild-eyed boys that had been away
Haven’t changed, haven’t much to say
But man, I still think those cats are great!! …

Solitamente la parte più complicata di un articolo è l’incipit, quando poi vuoi scrivere di qualcuno che ha sovvertito irrimediabilmente il tuo modo di approcciarti al custom e, per esteso, alle due ruote, ecco che il compito diventa ancor più gravoso.
Per mia fortuna questo non è né il luogo né il momento per affrontare una difficile critica estetica, per mia fortuna questo foglio bianco ospiterà una storia a lieto fine (come non se ne vede da qualche tempo), la storia di cinque ragazzacci accomunati da un sogno a quattrotempi e quattromura che il destino ha deciso di ribattezzare Punto Di Fuga.
In ambito prospettico viene definito come “un punto verso il quale le linee parallele sembrano convergere” (cit.), nel caso in questione, invece, sono le stesse vite di Frenky, Samu, Luz, Teo e Ste ad essersi incontrate per chissà quale disegno e ad aver dato vita a qualcosa che sfugge ad ogni genere di definizione; qualcosa di talmente solido e concreto da avere un indirizzo: via Grumello, 61 – Bergamo, ed una cassetta della posta sulla quale si legge a chiare lettere: Associazione Culturale Punto di Fuga (amatori della motocicletta).
Qualcuno di voi, miei cari tredici lettori, starà pensando sicuramente che non ci sia nulla di nuovo od innovativo nella fondazione di un’ennesima associazione culturale e che, forse, l’unica nota degna di menzione riguardi i conosciutissimi padri fondatori (per chi non lo sapesse, quei sognatori al profumo di benzina una volta erano noti col nome di Abnormal Cycle…), in realtà, l’aspetto davvero deflagrante e rivoluzionario, ciò che giustifica un simile dispendio di parole, sta nella precisa volontà di realizzare un luogo di aggregazione e divulgazione culturale nel senso più alto ed ampio del termine!
A metà strada fra l’officina, la live performance meccanica ed il museo, il P.d.F. farà da cornice a numerosi eventi collaterali ed affini allo stile custom, pur rimanendo un luogo di ritrovo ideale per chiunque, cercando scampo allo stress e alle fatiche lavorative, vorrà fermarsi a bere una birra, fare quattro chiacchiere e godere della tradizionale ospitalità della Crew.
Se avete ancora qualche dubbio, o se, più semplicemente, non vedete l’ora di mettere alla prova lo staff di Abnormal Crew nelle vesti di cordiali padroni di casa, non dovete fare altro che presentarvi al party d’inaugurazione il 27 aprile alle 14:00… ricordatevi solo di portare con voi un abbraccio ed un sorriso sincero…
Ci vediamo li...

…the boys are back in town!!
 
 
  

domenica 13 gennaio 2013

GLOBAL KUSTOM CREW: qualcosa bolle in pentola !!


Si tratta sicuramente di qualcosa di grosso anche se al momento non se ne sa molto.

Era nell’aria da qualche tempo una mossa simile, ma stasera qualcosa si è mosso concretamente nell’ambiente Kustom, rimbalza da un profilo all’altro un post pubblicato in forma anonima su Face Book, la pagina che al momento lo ospita e che in serata ha calamitato non poche adesioni col suo primo comunicato, si chiama “The Global Kustom Crew”.
La like page ha visto una discreta adesione fin dai primi minuti e vede di ora in ora il numero dei consensi lievitare,  grazie al contributo di molti mostri sacri del settore kustom.
A quanto pare non si sa bene chi possa esserne l’autore, anche se com’è evidente dallo scritto, si tratterebbe sicuramente di un addetto ai lavori o di un professionista di settore il cui “patrio sentire” ha avuto meglio sull’omertà. 
Il testo, piuttosto lungo ed organico, mette in luce una condizione “da ultimi della classe” di parecchi “artigiani del Kustom” (guai a chiamarli artisti!!) e continua facendo riferimenti a possibili manipolazioni da parte di riviste ed organizzatori di eventi in modo da promuovere personaggi dalle qualità artistiche discutibili ma con doti economiche tali da consentire loro pubblicazioni, stand in posizioni favorevoli, pubblicità in prima pagina, copertine e chissà cos’altro; se così fosse verrei facilmente indotto a pensare che anche questo ambito sia stato corrotto irrimediabilmente dal classico modo di fare all’italiana, tuttavia l’articolo prosegue con un suo svolgimento incentrato sulla proposta di creare una nuova ed innovativa associazione chiamata “the Global Kustom Crew” con lo scopo preciso di consorziare, tutelare e far crescere un folto gruppo di artigiani del settore in modo da favorire sia una sana e pari competizione, quanto il rapporto fra i suoi vari componenti.
Alla luce di questo potrei azzardare anche un pizzico di ottimismo e positività come non ne sentivo da qualche tempo.
Per ora i contorni della ventura “rivoluzione” sono ben poco chiari e le novità in merito arriveranno col contagocce, di chiaro e lampante c’è solo che piano piano qualcosa si stia muovendo in una direzione inattesa. Fuori dal coro. 

Buona Strada Global Kustom Crew!!
... sicuramente non sarà una passeggiata di salute, ma, se è vero che il buon giorno si vede dal mattino, avete tutte le carte in regola per fare realmente la differenza ...


                                                    

mercoledì 19 dicembre 2012

CONSIDERAZIONI SPARSE TRA CESENA KUSTOM ED ANVIL MOTOCICLETTE ...



Alle volte, miei cari 13 lettori, si presentano quelle che pensiamo siano grandi occasioni per respirare una boccata di aria fresca… solo alle volte, perché non è questo il caso… avrei voluto scrivere delle grandissime novità presentate all’EICMA 2012, ma le uniche nuove proposte che sono riuscito a cogliere riguardano il cambio generazionale delle hostess a cavallo delle moto nei vari stand (se siete alla ricerca di materiale fotografico di quel genere, recatevi pure per altri lidi) nonché il potenziamento dell’impianto audio-luci nei vari padiglioni contestualmente alla significativa riduzione degli spazi espositivi (manovre del genere le fanno le discoteche delle mie parti per sembrare sempre piene e distogliere l’attenzione degli avventori da drink annacquati e dispendiosi, da DJ Set scadenti o da cubiste stagionate). Un prodotto scaduto ma impacchettato a dovere e dato in pasto al pubblico nella speranza che i più non si accorgessero dei 18 euro sfilati portafogli ;) ...
Vorrei potermi soffermare di più per esprimere in maniera dettagliata questo mio punto di vista, ma so per certo che alla fine sfocerei nel parlare della crisi del mercato motociclistico e della controtendenza del mercato dell'usato (per non dire del vecchio...), alla fine arriverei a dire che le grandi case dovrebbero cercare di guardare avanti invece di cavalcare l'onda della moda e che dovrebbero costruire nuove moto basandosi su vecchie filosofie costruttive invece di suicidarsi con vecchi modelli e nuove filosofie... ma io sono un profano e, come recentemente un "carissimo ammiratore" mi ha fatto educatamente notare, non capisco un cazzo, scrivo male e senza cognizione di causa (ignorando addirittura le basi della grammatica e della sintassi della lingua italiana), prego, quindi, codesto luminare di ignorare questo post (o il mio blog intero) e di dedicarsi a letture più adatte al suo quoziente intellettivo.

Bene, ora che ho scremato la parte più acculturata dei miei lettori, posso rivelare a voi "branco di dementi senili lobotomizzati" (cit.) che la vera epifania motoristica del mese di novembre è stata, per me, la reunion Cesena Kustom Kulture!! Un’autentica ventata di aria fresca dopo l'atmosfera asfittica da camera a gas respirata a Milano.

Ho visto cose che voi umani... sì, ne ho viste parecchie, tutte quante sorprendenti ed inaspettate! Ho visto giovani preparatori entusiasti di presentare il loro lavoro, li ho trovati persino disponibili alla critica (oltre che al dialogo), ho visto opere curate nel dettaglio, ho visto tante creazioni innovative ed originali!! Ho pure visto qualcuno sottovalutare il pubblico e fallire miseramente... ma fortunatamente si è trattato solo di un episodio che spero serva da lezione.

Mi ha impressionato riscontrare un’adesione tale sotto il profilo della quantità, ma soprattutto della qualità del pubblico intervenuto. Il dato più sorprendente deriva dalla competenza, dalla cultura e dalla criticità con cui molti hanno approcciato le varie preparazioni... ho potuto sperimentare in prima persona come il fenomeno kustom (a prescindere dalle sue molteplici declinazioni) stia evolvendo, diventando fatto artistico (piuttosto che trend di mercato per non dire di moda) e che, come tale, esiga ben più di semplice tecnica esecutiva e di occhi allenati per essere apprezzato...

L'arte, intesa come rapporto comunicativo fra interprete e fruitore, esige sopra ogni altra cosa coinvolgimento, passione, dedizione, amore e, parallelamente sensibilità coniugata ad un profondo dato culturale. Ognuno di noi è in grado di percepire, secondo il proprio personale criterio, il Bello associato all'arte, ma solo chi possiede tutte queste caratteristiche è in grado di coglierla e interpretarla...

... Invidio profondamente chi ci riesca ...

Per quel che mi riguarda sono riuscito ad accorgermi di questa sorta di rapporto osmotico fra arte, interprete e fruitore solo sotto la guida di chi ha effettivamente fatto di questa relazione una sorta di manifesto programmatico e portato avanti la propria opera in maniera coerente con questi parametri; sto parlando della crew di Anvil (per chi non sapesse di chi o di cosa stia parlando consiglio una sessione di ripasso sul loro sito), tutti hanno scritto di loro, tutti hanno scritto delle loro moto e tutti ,chi più chi meno, sono in grado di riconoscere San Marco e Phonz ,od uno dei loro mezzi a metri di distanza!

A tal proposito ricordo di aver letto anni fa (ottobre 2010) la deliziosa analisi stilistica di un "celebre addetto ai lavori" in merito ai ragazzi di Anvil e, se la mente non m’inganna, ricordo pure che durante l'avvincente (a tratti tragicomica se non delirante) batracomiomachia fra "lecchini" e "scornati" qualcuno scrisse codeste lapidarie parole: "... gentili meccanici o costruttori, se non avete capito a avete la mente offuscata dal successo , vi rispiego per l’ultima volta il concetto che ho voluto esprimere nel primo post del blog che probabilmente non era chiaro per tutti e non e’ gradevole essere frainteso . io ritengo che questo tipo di motociclette sia molto simpatico perche’ di estrema attualita in questo momento , moto semplici spogliate di tutto quello che non serve , con nessun pezzo pregiato o cromato in stile wrenchmonkees ,che sono stati tra i primi a introdurre questo genere , ora sono in molti nel mondo a fare propio questo look . la mia domanda a tutti i lettori era , “questo modo/moda di fare le moto sopprimera le special bike , vecchio stile ?????...".

... le ultime parole famose ;)) ...
A distanza di qualche anno ritengo che Anvil si sia meritatamente conquistata la sua degna fetta di pubblico e consenso, dimostrando ampiamente che un lavoro fatto ad arte non coincida necessariamente con accessori pregiatissimi e budget stellari, anzi sia sinonimo di creatività e d’idee ben precise all’origine.
Saper cogliere ed interpretare l'arte, in questo senso, significa intraprendere un percorso conoscitivo che parta dall'autore per approdare in fine all'opera in sé; arrivati a quel punto ci si renderà conto senza ombra di dubbio di come solo e soltanto dalla loro penna e dalla loro officina potevano scaturire lavori del genere.
Dalla loro penna? Sì. A differenza di quello che molti pensano, creare una special non è solo un'esperienza puramente manuale o un gesto meccanico che si risolve limitatamente ai momenti di manomissione, avere una buona manualità, forse, basterebbe per creare una singola special, ma quando si vuole imprimere il proprio marchio di fabbrica su moto molteplici per stile ed impostazione, ecco che la fase di teorizzazione si rivela semplicemente necessaria ed essenziale, ecco da dove San Marco e Phonz sono partiti... studio, dedizione, sensibilità ed amore.

Non temo di essere smentito sostenendo che fra le nuove e giovani leve del kustom in Italia siano gli unici a possedere contemporaneamente tutte queste doti, oltre ad una visione d'insieme matura e decisa (al pari di preparatori ben più blasonati ed "esperti"); non a caso il risultato finale è un prodotto convincente, attraente, stimolante, evocativo e dannatamente ignorante!! In ognuna delle sue poliedriche espressioni il concetto di design di Anvil è compiuto, completo e di facile comprensione...
La moto deve semplicemente essere moto, deve assolvere la funzione per cui è stata realizzata (possibilmente senza abbandonarti a sorpresa), non prendere polvere in garage!!
La moto deve emozionare!! Sia chi la guida, sia chi si limita a guardarla...
In poche parole una Anvil deve martellare la strada!! Sia da accesa sia da spenta...
Semplicità e funzionalità, potenza e solidità sono questi i diktat attorno ai quali prende forma una Anvil in tutto il suo crudo minimalismo ed ecco perché chiunque, riuscendo ora a cogliere questo dato culturale fondante, riesca poi a cogliere anche quel filo conduttore che si dipana legando l'arte di ogni Anvil all'arte di ogni altra Anvil.

Buona strada Anvil !!

Ps. non mi sono dimenticato della promessa fatta... meritate tutti un ringraziamento enorme per avermi sostenuto e spronato a tornare su queste pagine (qualcuno ha ragione sostenendo che avete delle insane attitudini masochiste!!) sappiate che siete stati insostituibili e che sono orgoglioso di voi.

GRAZIE MIEI CARI 13 LETTORI.

Buona Strada a tutti Voi.

giovedì 8 novembre 2012

IL POST CHE NON AVREI MAI VOLUTO SCRIVERE ...

... PER NULLA AL MONDO.
Esistono, miei cari 13 lettori, cose che un uomo capace di intendere e volere non dovrebbe mai fare in vita sua.
La prima è andare fuori tema sul proprio blog.
le altre sono:
mischiare amicizia e donne.
mischiare amicizia e soldi.
mischiare amicizia e lavoro.
nel primo caso faccio ancora in tempo a moderarmi da solo il post... negli altri casi vorrei essermi moderato prima di sbatterci la faccia violentemente.
il post che non avrei mai voluto scrivere, tuttavia, parla di vita. Quella vita fuori dalle mille incognite delle nostre passioni, fuori dalle nostre velleità, quella vita che esula, in genere, dai nostri problemi quotidiani, quella vita a cui noi dedichiamo poca attenzione perchè costituisce, almeno in linea teorica, lo zoccolo duro della nostra esistenza e non dovrebbe muoversi di un millimetro nemmeno a martellate!!
Quella vita che dovrebbe essere di sostegno alla parte migliore di noi ma che invece, alle volte, crolla con la velocità di un castello di carte e la potenza di un maglio.
un giorno, poi, ti svegli che hai trent'anni e pensi di poter guardare avanti fidandoti di quello che ti sei lasciato alle spalle...sì, lo pensi anche mentre ti frana il terreno sotto i piedi, e continui a pensarlo anche mentre cadi e anche dopo l'impatto al suolo, sei li che ti lecchi le ferite e cerchi di capire che diavolo è successo ignorando ancora la verità. o meglio, ti rifiuti di guardarla dritta negli occhi perchè sei abbastanza intelligente da sapere che la caduta ti ha quasi ucciso e che la verità terminerebbe solo il lavoro... la verità è che ho passato tutta l'ultima parte della mia vita consacrando (inutilmente) ogni pensiero, ogni istante, ogni fibra del mio corpo ed ogni goccia di energia a qualcosa che ho reputato fondante per me e per la mia esistenza. qualcosa che ora non c'è più.
la verità è che mi sento prosciugato delle energie ma pieno di amarezza.
la verità è che passerò i prossimi giorni?mesi? a cercare di ricomporre i cocci.
la verità è che ora voglio una svolta (quella che tutti vogliono,che molti cercano e che pochi trovano), voglio dedicarmi a qualcosa di realmente fondante e costruttivo per me, voglio un tatuaggio.

tornerò prestissimo a postare su queste pagine, abbiate (almeno voi) fiducia in me.
c'è una cosa che ho sempre pensato senza mai scriverla, una cosa che per ora tengo chiusa in un cassetto, ma che scriverò nel prossimo post. è una promessa.

Buona strada a tutti e scusate lo sfogo personale,
Nuvola Grigia.

mercoledì 17 ottobre 2012

...la linea sottile, Sandro "the brush" Mosa

ci sono cose, nella psiche distorta di noi profani, che solleticano i nostri sensi, cose talmente semplici eppure coinvolgenti da spingerci a meditare oppure cose semplicemente belle e basta. Provate a pensare ad una linea, -nulla di più banale- direte voi, ma se fate attenzione a ciò che realmente significa per voi (a prescindere dal suo significato geometrico) vi accorgerete che la linea è sostanzialmente ed indissolubilmente legata al concetto di estetica, sì perchè la linea, per noi uomini, potrebbe essere la discriminante per l'acquisto di una moto... per voi signorine la linea può far la differenza fra il sentirvi belle o brutte... la linea è estetica. La linea conta. La linea, nella sua semplice essenzialità, comunica con noi quasi ad un livello subliminale perchè è parte integrante del nostro essere, fa parte del patrimonio di riferimenti che ognuno di noi utilizza a partire dalla propria nascita.
Se la linea è estetica,se la linea è comunicazione, allora la linea è arte.
Arte visiva nella sua espressione più assiomatica. 
Arte come interazione tra un pensiero che la concepisca ed una mano che la tracci.
Artista, quindi, è colui che è in grado di comunicare attraverso l'estetica.

qui trovate una vastissima selezione delle sue opere... armatevi di tempo, tanto tempo e calma.  


Non so se a Sandro piaccia essere chiamato artista, oggi la definizione di artista è troppo spesso associata al denaro e l'arte troppe volte associata al brand... ma, del resto, come si può definire correttamente chi come lui non sia solo un esperto artigiano, nè soltanto un originale creativo?
Sandro è un Artista, ma nel senso originario del termine, dotato creatività, senso estetico e capacità interpretativa. Uno spirito in grado di guardare al passato con l'occhio clinico di chi ne conosce profondamente i contenuti artistici e comunicarli al pubblico attraverso i suoi lavori con la forza di una modernità attenta e ripettosa della tradizione.
Apprezzo fortemente il suo stile per via di quella vena innovativa che riesce ad  asprimere  accostando con raro gusto lettering, pinstriping e arte figurativa curando nel dettaglio anche il suopprto su cui realizza le sue opere che siano caschi, pannelli in legno,  cofani, mobili, birilli, parafanghi, porte, borse, scarpe o carene motociclistiche, nulla è lasciato al caso.                                                                        

... una Ford Tudor del 1949... la famigerata portiera del vicino di casa!!
E' sabato 13 ottobre. Ho passato l'intera settimana letteralmente in fermento pensando a quali domande avrei dovuto porre, a quale profilo tenere o semplicemente a come comportarmi senza fare eccessivamente la figura dell'ebete e, alla fine, le due settimane di ulcera potevo benissimo risparmiarmele, Sandro si è rivelato una persona stupenda soprattutto perchè, crescendo fino a diventare un Grande nel proprio ramo, ha saputo mantenere intatta quella disponibilità e quel desiderio di condivisione tipico di chi Grande non lo è ancora... (considerate, miei cari 13 lettori, anche il contesto in cui sono riuscito ad incontrarlo)

Incontro Sandro a San Giovanni in Persiceto (BO) presso la Scuola delle Arti, (che io sappia) l'unico luogo a livello nazionale in cui si faccia seriamente divulgazione di Custom Art (aerografia, lettering, pinstriping...) attraverso corsi tenuti da eccezionali artisti della risma di  John Dillon, Lorena Strafi, Giuseppe Gep Caserta e tanti altri... fra i quali proprio il nostro Sandro Mosa (tanto per tenere alta la media...).
Faccio un pò fatica a distinguerlo dalla classe di allievi, è giovane e non veste per nulla i panni del docente (quelli che ricordo io avevano la giacca tirata sulla pancia, la camicia inamidata modello sala gessi e la cravatta annodata a strozzo...), è conviviale come fosse fuori con gli amici di vecchia data e ha le mani sporche di vernice prima ancora di cominciare la lezione!! se ai miei tempi avessi avuto 1 docente su 5 come lui la mia carriera scolastica sarebbe andata sicuramente in maniera diversa. 
Qualcuno di voi potrà pensare che frequentare un corso dove il docente "cazzeggia" con gli allievi, sia una perdita di tempo e $$$, a ben guardare, invece, Sandro insegna efficacemente a modo suo, interagendo con la classe ad un livello semplicissimo e facilmente comprensibile, si ferma a consigliare ogni partecipante, mette mano ai lavori degli studenti, ascolta con attenzione dubbi e domande e risponde dettagliatamente.
E' bello vedere un insegnante così immerso nella lezione e coinvolto dalla sua posizione di big daddy...

                                                                
Il giorno successivo Sandro si sofferma a parlare della sua esperienza personale, del suo viaggio in America e dei Grandi che hanno ispirato la sua opera, tratta Kenneth Howard ed Ed Roth con la familiarità (derivata dalla profonda conoscenza) di vecchi compagni e col sacro rispetto che si deve a quelle menti geniali che hanno rivoluzionato il mondo (loro lo hanno fatto per quasi cinquant'anni solamente "tirando delle linee"...); porta avanti la lezione tra il serio ed il faceto alternando aneddoti a nozioni finchè, superato il "temibilissimo" lavoro di fine corso (nella realizzazione del quale mi sono distinto per la grazia e la leggerezza di un gorilla cieco ferito), proprio quando cominciavo a pensare che tutto fosse finito un pò troppo in fretta, ecco che Sandro estrae dal cilindro qualcosa di davvero inaspettato, la ciliegina sulla torta... il panel jam !! ... (qui gradirei un intervento del diretto interessato perchè sia lui a spiegare cosa sia...)

                                                                     
Ora sì che è davvero finita.
Peccato.
Al termine di una simile due-giorni, me ne torno a casa con un pò di nostalgia e la testa piena di America... alla fine quello che, però, conta sul serio è aver appreso la lezione: "se non fai pratica con costanza e dedizione è come non averci mai nemmeno provato" (nel pinstriping come nella vita).

Buona strada Sandro.

Ps. c'è una marea di persone che vorrei ringraziare per aver reso questa esperienza un'esperienza formativa... ecco l'elenco dettagliato:
-Sandro Mosa, ora posso chiamarti Capitano Mio Capitano ;)))
-Lorena Straffi della Scuola Delle Arti,  per aver organizzato al millimetro e fornito la cornice perfetta ad un evento altrimenti irrealizzabile.
-la variegatissima crew di contorno all'evento: Gaetano Sole della Sole Art Design per la sua innaturale e profonda capacità di dialogo e Marta la sua perfetta controparte nonchè altrettanto geniale e creativa moglie. Alessandro Bonetti della Shine Solution, John Dillon e Danilo Straffi.
-tutti partecipanti al corso che hanno distratto l'attenzione del docente dal mio pannello vuoto...

che dire, grazie ancora a tutti e speriamo di incontrarci nuovamente, magari ancora in veste di studenti dietro quelli stessi banchi.

Buona Strada a tutti!

Nuvola Grigia.

lunedì 1 ottobre 2012

Fuchs ed SMTT: quando giocare diventa un affare serio...

...è nata prima la passione per le moto o quella per le preparazioni?
 Sembra una domanda di facile risposta, ma a ben pensarci la soluzione del dilemma non è così  scontata e soprattutto non può essere espressa con una risposta secca o affrettata...
a.d. 1987, i primi esperimenti nel garage di famiglia...
riconoscete cosa c'è sul tavolo da lavoro??
Questa stessa domanda avrei potuto proprio porla a Massimo (per gli amici Fuchs) ma alla fine mi rendo conto da solo che, nel suo caso, tutto ebbe inizio sul finire degli anni 80 con un sogno realizzato  parecchio tempo dopo.
Nell'arco di questi anni, però, (e non si è ancora stancato di farlo) Fuchs mette passione, amore, sogni, dedizione ed il poco tempo libero di cui dispone, in qualsiasi mezzo a due ruote che gli capiti fra le mani, passando così attraverso parecchie Vespa e Ciao prima di poter arrivare alla "prima moto seria", quella che oggi esibisce con l'orgoglio di un padre, la sua XT600 del 1987, comprata messa male e restaurata da cima a fondo nel suo piccolo ed ordinatissimo spazio di hobbista. Sì perché Fuchs "non ci lavora" con le moto, ma, per sua stessa ammissione, "ci gioca", con l'impegno, la serietà e la precisione di un navigato professionista coniugate alla gioia di un bambino alle prese con i Lego...




Lo incontro nel suo rifugio, il tempo di presentarmi per farmi aprire la porta e subito si rimette al lavoro col tornio.
Da lontano ha l'espressione di un chirurgo mentre opera, da vicino ha quel sorriso stampato sul viso tipico di chi ha passato ore di noia tremenda prendendo misure al centesimo di millimetro ed ora è lì che si gode la parte più bella... Prima di distoglierlo nuovamente dall'operazione, ne approfitto per guardarmi un po' attorno e mi sorprendo nel vedere che lavora con dei guanti bianchi!! bianchi come il pavimento pulito!! bianchi come i muri del suo garage!! roba che, se ci provo io, devo cambiare guanti, ripavimentare e ritinteggiare dopo 15 secondi!! Mi domando se lui costruisca moto oppure ripari orologi.
Il dubbio, però, è presto sciolto quando, finito di lavorare il pezzo ed accantonati i convenevoli, lui mi mostra la sua ultima fatica ormai in dirittura d'arrivo (sì perché il sottoscritto si è perso tutte le altre...). 


Di primo impatto si ha subito l'impressione di un mezzo ben strutturato dalla linea filante e dall'estetica slanciata, frutto, come Fuchs mi conferma successivamente, di attento studio e mesi di progettazione passati cercando, non solo, di amalgamare le forme del telaio (sicuramente funzionale ed efficace ma poco attraente) con le nuove sovratture, ma anche di implementare la ciclistica in termini di maneggevolezza ed agilità. Intuisco subito di non trovarmi difronte alla solita opera di snellimento, ma ad una serie di precisi e mirati (azzarderei chirurgici) interventi atti ad integrare funzionalità e stile minimale laddove, prima, il concetto di stile soggiaceva totalmente alla funzione in sè.   
Ma è andando nel dettaglio che si coglie, invece, l'aspetto più importante di questa preparazione, ossia, l'eccellente qualità degli interventi effettuati... Fuchs, infatti, riesce a conciliare un profondo senso estetico con capacità progettuali e realizzative semplicemente fuori dal comune (per non dire pari a quelle di un professionista), il che lo mette nella condizione di poter produrre in autonomia una vastissima gamma di pezzi "cuciti su misura" e curati fino nei minimi dettagli. Per averne una conferma vi basta soffermarvi a guardare alcuni particolari ben visibili in queste foto, come le piastre di sterzo, i riser, il manubrio a sezione variabile, le curve dei collettori realizzate in svariate sezioni saldate al tig, la struttura di sostegno del mono, la piastra della pinza freno posteriore e tanto, tantissimo altro ancora, tutto realizzato sapientemente a mano! per l'elenco minuzioso dei lavori effettuati (accompagnati da un'ampia galleria fotografica) vi rimando al suo sito internet, visto che in questa sede ci vorrebbero 4 pagine per elencarli tutti... qualora, invece, voleste parlarne direttamente non esitate a contattarlo, scoprirete (al contrario di tanti professionisti) una persona gentile, conviviale e soprattutto ben disponibile a condividere la sua passione con altri appassionati.
Lo lascio dopo ore di piacevolissime chiacchiere fra le più disparate, qualche caffè, troppe sigarette e con la speranza di poter vedere presto la moto completa, così da poter parlare su queste pagine anche del motore e delle performances di questa special che promette divertimento ed occhiatacce invidiose a vagonate.
Buona Strada Fuchs!!
Nuvola Grigia
Ps. mi rimane solo il dubbio amletico di capire come diavolo faccia a lavorare con i guanti bianchi e mantenerli sempre così dannatamente puliti ...